Rwanda, dimissioni in blocco dalla Federciclismo per sospetti di abusi sessuali e malversazione

La Federazione Ciclismo del Rwanda sconvolta da uno scandalo scoppiato in questi giorni. In seguito alla pubblicazione di alcuni articoli apparsi sulla stampa locale, i membri del comitato direttivo della federciclismo rwandese hanno annunciato le proprie dimissioni. Tra questi anche il presidente Aimable Bayingana, da una decina di anni tra i più attivi sostenitori del ciclismo nell’intero continente, avendo fatto del Tour du Rwanda una delle corse più importanti del ciclismo africano. Sospettati di malversazione, dirottamento di fondi statali e di aver coperto abusi sessuali, i membri eletti della federazione hanno deciso di rassegnare le proprie dimissioni dalla Ferwacy (l’acronimo della federazione) per potersi difendere più liberamente, secondo quanto riporta L’Equipe.

Le pesanti accuse sono in particolare contro un formatore del centro di allenamento di Musanze, quello che fu creato dall’ex professionista statunitense Jonathan Boyer (negli ultimi mesi tornato in patria dopo alcuni conflitti con la federazione), per il quale comunque non ci sarebbero state denunce alla giustizia. Nessuna condanna dunque, ma la federciclismo è sotto accusa perché avrebbe cercato di nascondere i fatti riguardo le cicliste coinvolte. Un durissimo colpo per un movimento nazionale che stava facendo grandi passi avanti, tanto che il Rwanda risultava come uno dei massimi candidati per il Mondiale 2025, che l’UCI vuole assegnare per la prima volta all’Africa.

Dopo l’apertura di una inchiesta da parte delle autorità deputate, dovrebbe presto essere eletto un nuovo comitato che possa riprendere in mano i dossier più importanti. Oltre alla candidatura per la rassegna iridata c’è infatti l’organizzazione del Tour du Rwanda, corsa 2.1 in programma dal 23 febbraio al 1 marzo tra gli appuntamenti più importanti del calendario continentale.

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